Mostra “C’est la vie”

admin on 20 November 2010

REGALO A MARIO MALGHISETTI

Perché un regalo allo scultore artigiano Mario Malghisetti?
Il dono implica una relazione, una reciprocità; nostro intento è quello di costruire un dialogo tra la nostra contemporaneità ed il recente passato nel racconto di una vita di un artista artigiano della nostra terra.

L’arte è il luogo privilegiato dove queste forme di relazione e reciprocità proprie del donare, vengono instaurate e simbolizzate, ma il regalo, questo regalo in particolare, nasconde un ambiguità ed un rischio: il fatto che il soggetto (corpo) che percepisce questo dono non esista più, sembra rendere la gratuità del “regalo” assoluta, incondizionata ed unilaterale, caratteristica propria di certe interpretazioni del dono ( “se c’è dono questo deve essere assolutamente invisibile inconsapevole, inatteso e non ricambiabile” dice Derrida); ma proprio questa unilateralità cosi espressa verso la storia e l’oblio dello scultore Malghisetti e verso la sua marginalità poteva portare con sé da un lato la volontà di affermazione dell’artista contemporaneo e quindi la storia come mero pretesto per, parafrasando Zavattini, “parlare tanto di noi”, dall’altro il rischio di fare un’operazione nostalgica, non perché questo ”nostos” non abbia la sua “necessità”, ma perché questo “ritorno” produce spesso solo uno sterile sguardo a ritroso senza alcuna urgenza di futuro.

In sostanza è possibile questa relazione?

Chi più dell’arte, per sua stessa natura relazionale, può instaurare questa corrispondenza: l’operazione dell’arte è quella di “provocare” a che il passato si dica e che, come diceva Kapuscinski, “attraverso un dettaglio si possa far vedere tutto: l’universo in una goccia d’acqua; “perché” il particolare ci è più accessibile, più familiare del generale”; ecco allora che da questo gioco di provocazioni ed interpretazioni scopriamo una realtà più grande che, indagando dettagli e particolari di vecchie fotografie sbiadite, ci restituisce, con totale gratuità, un mondo che non conoscevamo e non ci aspettavamo, fatto di intimi scatti di nervi e di muscoli che dal legno ci trasmettono la vita attraverso una vita in carne ed ossa; ed allora a ricevere siamo tutti noi.

Riportando alla luce questi “frammenti“, queste immagini di quotidianità del Malghisetti in rapporto con le opere degli artisti contemporanei, il gioco interpretativo può risultare ambiguo, come lo sono i dialoghi e gli scritti; ma sono proprio queste ambiguità, quelle frasi non dette e quei frammenti che, paradossalmente, meglio descrivono la ricchezza di un’esistenza indagando quell’elementare biologico amore per la vita che non sempre si lascia cogliere; vago, sfocato e indefinito: ”dovresti se tu fossi vera poesia, non righe / immedesimazione di bellezza lucente, / esprimere-non dire, non descrivere …” Majorino” Nesso Estate-Inverno”.

Il regalo diventa cosi quella vera generosità intesa come generatività capace di generare, di dare vita:

In queste stanze vorremmo veder aleggiare (come dramma liberatorio) il fantasma-fantastico del Malghisetti che, ritornando dall’oblio di quel passato di sconfitte e depressione, sia nuovamente da noi ri-conosciuto.

“C’est la vie” è infine la vita di tutti noi, sono le nostre aspirazioni, i sogni non realizzati, gli errori che, come diceva G.Manganelli, sono  del resto un “privilegio dell’essere umano “.

Vittorino Balini

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